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Mediterraneo orientale: Turchia e Grecia ai ferri corti

Sul finire di luglio sembrava che la tensione tra Grecia e Turchia si stesse allentando visto che da Istanbul erano arrivati i “buoni propositi” di fermare le attività energetiche in quelle zone marittime ancora contese tra i due Paesi, in attesa di aprire dei negoziati ufficiali, ma proprio in questo contesto la Grecia, il 30 luglio, ha concluso un accordo con l’Egitto per la delimitazione delle rispettive Zone Economiche Esclusive (ZEE), ossia quelle porzioni di mare che fanno parte delle acque territoriali in cui il Paese ha poteri sovrani sulle risorse economiche che dovessero trovarvisi.

Insomma, se secondo la Turchia le circa 6 mila isole greche dovrebbero essere escluse nel fare il calcolo delle zone di interesse economico, Atene afferma che una tesi simile viola le norme del diritto internazionale. Ed ecco, quindi, che giunge questo accordo tra Grecia ed Egitto per rispondere al precedente, firmato nel 2019 tra Libia e Turchia, proprio per delimitare le rispettive ZEE.

Il ministro degli esteri greco Dendias, lo descrive come il preciso contrario del vergognoso precedente in salsa turca, affermando che si tratta di un’intesa «“conforme al diritto internazionale, che segna una nuova pagina delle relazioni fra i due Paesi, pronti ora ad affrontare tutte le sfide fianco a fianco”. La Turchia ha a sua volta reagito duramente alla nuova intesa, che è intenzionata a non riconoscere. “Non c’è alcun confine marittimo tra Grecia ed Egitto. La Turchia non riconosce il valore giuridico dell’accordo firmato oggi. Mostreremo sul campo e a livello diplomatico quale è la nostra idea di questo accordo”, ha scritto in un comunicato il ministero degli Esteri turco»[1].

La situazione insomma, da qualche settimana a questa parte, è tornata a incendiarsi perché con questo accordo, che la Turchia rifiuta totalmente nella sua validità, Grecia ed Egitto, di fatto, hanno rivendicato il loro diritto allo sfruttamento energetico delle risorse che si trovano in quelle zone dell’Egeo che tanto fanno gola ad Ankara.

Non si è fatta attendere la risposta di Erdogan che ha tuonato immediatamente, il giorno successivo all’accordo greco-egiziano, con le seguenti parole: «La Turchia ha ripreso immediatamente le trivellazioni nel Mediterraneo orientale. La cancelliera tedesca Angela Merkel mi aveva chiesto di fermare le trivellazioni. Avevamo deciso di sospenderle perché loro avevano fiducia nella Grecia e in altri attori regionali, ma non ci siamo mai fidati davvero e avevamo ragione. Abbiamo ripreso immediatamente le trivellazioni. Il nostro accordo con Tripoli è valido e lo faremo valere con decisione, soprattutto nei confronti di chi non ha diritti. Mi chiedo cosa cerchino in quell’area la Grecia e l’Egitto. Dopo il nostro accordo con la Libia tutti si sono buttati dentro quella zona. L’accordo siglato tra loro non ha valore reale»[2].

Insomma, la Turchia ha colto la palla al balzo dell’accordo greco-egiziano per avere nuovamente la scusa di invadere le acque territoriali greche e celare sotto a dei rilevamenti sismici, la sua palese ricerca di giacimenti di gas naturale e petrolio violando appunto la sovranità della Grecia nell’Egeo, in particolare delle acque nei pressi dell’isola di Kastellorizo.

Inviando un navtex, ossia un avviso ai naviganti, con cui ha reso noto l’arrivo della nave Oruc Reis, ha dato il via a una vera e propria escalation nel Mediterraneo orientale che ha visto l’infittirsi di navi sia battenti bandiera turca che battenti bandiera greca. Sì, perché Atene era comunque rimasta in allerta. Ha immediatamente sollecitato Nato, Onu e Unione Europea affinché prendano unanimemente una posizione in merito e ha avvertito la Turchia circa l’illegalità della sua presenza in quelle acque, definendola per giunta «destabilizzante e pericolosa per la pace [3]» e puntualizzando che non saranno accettati ricatti dalla Turchia, ma saranno invece strenuamente difesi i propri confini.

Da Bruxelles intanto è arrivato l’appoggio alla Grecia e a Cipro, dopo che la nave turca ha cambiato rotta, spostandosi appunto verso le sponde cipriote: «È importante sottolineare da parte dell’Ue la piena solidarietà a Cipro e Grecia per le azioni della Turchia nel Mediterraneo. Le azioni della Turchia saranno discusse nel vertice informale a fine mese a Berlino. La Commissione valuta sia l’impegno da intraprendere per il dialogo che le eventuali risposte alle azioni negative»[4], sono state queste le parole del portavoce della Commissione. Anche dalla Francia è giunta una risposta di sostegno alla Grecia: è stata messa in programma un’esercitazione militare che vedrà impegnati due caccia francesi e gli F-16 greci affinché siano messi a punto i livelli di interoperabilità.

Ciò che ormai non stupisce più, ma rammarica sempre molto è, invece, l’irrilevanza italiana in questa vicenda. La nostra posizione geografica nel Mediterraneo, infatti, imporrebbe che una questione così scottante fosse vissuta come prioritaria per la sicurezza e la prosperità della Nazione. Per questo dovremmo rivestire un ruolo di primo piano in una questione tanto delicata.

Invece, da noi, giunge solo un’eco distante. Nessun organismo internazionale farà i nostri interessi se noi per primi ce ne disinteressiamo e certamente non trarremo benefici da un’equidistanza figlia della nostra debolezza politica prima ancora che militare.

Ammiraglio (a) Giuseppe De Giorgi

 

[1] https://www.corriere.it/esteri/20_agosto_06/egitto-grecia-firmano-accordo-frontiere-marittime-ma-la-turchia-non-ha-valore-ee97a822-d826-11ea-ad6c-bda3a14094de.shtml

[2] https://www.agi.it/estero/news/2020-08-08/turchia-trivellazioni-mediterraneo-dopo-patto-egitto-grecia-9363397/

[3] http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2020/08/10/grecia-azioni-turchia-illegali-rischio-escalation_ed0882c6-aff4-4564-8be6-ba3fd3c5659a.html

[4] https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/08/12/la-grecia-chiede-riunione-demergenza-ue-sulla-turchia-nuova-grave-escalation-la-partita-a-scacchi-sulle-risorse-energetiche/5897412/amp/?utm_campaign=mondo&utm_medium=twitter&utm_source=twitter&__twitter_impression=true

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Mediterraneo orientale: Turchia e Grecia ai ferri corti