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Resilienza, dual-use e cyber security alla base del programma della Difesa

“Resilienza, dual-use e cyber security sono le tre priorità del Ministro della Difesa Trenta. Resilienza, intesa come la capacità di adattarsi al cambiamento della minaccia, ibrida e asimmetrica, che il nostro Paese si trova ad affrontare. Dual Use, intesa come la consapevolezza di dover sostenere e sviluppare le opportunità di duplice uso delle capacità della Difesa allargando il raggio d’azione a scopi non strettamente militari. La cyber security resta un tema strategico oggi e sarà sempre più decisivo domani”. Sono queste alcune delle parole dette dal sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo durante il “Seoul Defense Dialogue 2018”, meeting di rilevanza internazionale sul tema della sicurezza che si tiene annualmente nella capitale coreana. E da queste parole si può iniziare a fare il punto del ruolo dell’Italia nel contesto internazionale in ambito cyber e di come oggi, alla luce delle nuove minacce che abbiamo di fronte, il nostro Paese abbia intenzione di muoversi nei vari scenari reali e virtuali che si presenteranno. Pochi giorni prima del meeting internazionale, davanti alle Commissioni congiunte di Camera e Senato, il Ministro Elisabetta Trenta aveva  presentato le linee programmatiche del Dicastero della Difesa, parlando proprio di questi temi appena citati con l’obiettivo di rendere la Difesa di domani non solo uno strumento militare ma, proprio attraverso resilienza e duplice uso, un vero e proprio Sistema: integrato, connesso e a più livelli affinché, riprendendo le parole della Ministra, “si possa ottenere il massimo risultato, anche in ambito civile, da strumentazioni che fino ad oggi sono, invece, state di esclusivo interesse militare”.

In quest’ottica bisognerà, quindi, migliorare anche le competenze tecniche all'interno del mondo della Difesa ossia, al contempo, creare nuove opportunità di sviluppo e crescita. Nel programma del Dicastero sarà così promossa la pianificazione e l’implementazione di una vera e propria Strategia Nazionale Sistemica per il potenziamento della Sicurezza Collettiva e della Resilienza Nazionale, che si svilupperà attraverso la collaborazione fra diversi Ministeri, con il supporto dell’Industria, dell’Accademia, della Ricerca e, non ultimo, il settore privato. Dal momento, poi, che il settore delle tecnologie avanzate è un pilastro della sicurezza nazionale, la necessità di sviluppare e mantenere una solida base tecnologica e industriale all’interno del nostro Paese, pur non tralasciando la collaborazione internazionale, è un fattore di garanzia aggiunto per la tutela degli interessi nazionali. A tal proposito, per farsi un’idea di una possibile ricaduta economica ed occupazionale di quanto qui espresso, voglio citare  recenti studi che affermano che, complessivamente, le imprese del settore aerospaziale, sicurezza e difesa generano in Italia 11.7 miliardi di euro di valore aggiunto (0.8% del PIL) creando così, direttamente ed indirettamente, più di 159 mila posti di lavoro, assicurando un gettito fiscale di oltre 4,8 MLD di euro e producendo un effetto moltiplicativo per l’economia. Nel comparto, inoltre, sono investiti annualmente circa 1,4 mld di euro in ricerca e sviluppo, l’11% circa degli investimenti complessivi delle imprese italiane nel settore, e rappresenta il secondo settore in Italia per dimensione e per intensità delle attività di “Ricerca e Sviluppo”. Tecnologie avanzate e adeguate capacità industriali, inoltre, sono necessarie per lo sviluppo collaborativo di nuovi prodotti su un piano di parità, rafforzando l’integrazione con i nostri partner europei e i legami con altri paesi amici. Da queste brevi considerazioni appare evidente che la ricerca e la tutela della sovranità tecnologica debbano rappresentare due riferimenti imprescindibili nella conduzione dell’attività del Dicastero della Difesa.

Un sistema organico di difesa e sicurezza non può prescindere da un patrimonio di conoscenze scientifico-tecnologiche e industriali che permettano di sviluppare prodotti e sistemi basati su competenze tecnologiche distintive sia nazionali, sia collaborative, tali da creare un vantaggio competitivo strategico per l’Italia anche con lo scopo di soddisfare le ricadute positive nella società civile. Su tali competenze sarebbe necessario, inoltre, mantenere un grado di autonomia nazionale, indipendentemente dalla collaborazione internazionale, poiché si tratta di un elemento essenziale e irrinunciabile per evitare di dipendere da paesi stranieri per la sicurezza nazionale. Per vincere la sfida della competitività e della concorrenza internazionale, ritengo sia fondamentale, nonché costruttivo, che le nostre aziende di Stato dialoghino e agiscano in modo collaborativo, poiché solo in questo modo riusciremo a rafforzare ed integrare il sistema Italia nel mondo.

Dall’ultimo decennio a oggi alla Difesa viene sempre più chiesto di mettere a disposizione degli altri ministeri le proprie competenze e capacità per lo svolgimento di compiti non militari, proprio nell’ambito più ampio del concetto di resilienza. Il Ministro Trenta da collaboratrice del Centro militare di studi strategici (CEMISS) aveva potato a termine una ricerca dal titolo “L’utilizzo duale delle capacità della Difesa per scopi non militari”.  Non deve quindi sorprendere l’accento su tali tematiche. Il duplice uso delle capacità della Difesa per scopi non militari, di cui la Marina Militare è stata antesignana già dal 2013 sia nell’azione quotidiana delle sue navi a sostegno della comunità scientifica e della navigazione mercantile sia nella definizione dlle caretteristiche delle navi della legge navale di cui i Pattugliatori Polivalenti d’Altura rappresentano la sintesi di capacità militari avanzate e dualità “by design”. 

Le Forze Armate sono, dunque, chiamate ad adeguarsi anche nella definizione dei requisiti operativi dei nuovi mezzi guidando l’Industria e non lasciandosi indirizzare come troppo spesso è accaduto in passato, mantenendo comunque la prerogativa istituzionale di difesa dello Stato. Ricevere, infine, il contributo del mondo civile permetterebbe, inoltre all’intero sistema di sicurezza dell'Italia di migliorare costantemente, oltre che dare un grande impulso anche alla ricerca universitaria e industriale.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

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