Italiano

Da Mare Nostrum ad oggi

Mare Nostrum fu vittima del suo successo. Venne attaccata dall’opposizione con una campagna di stampa mirata a enfatizzare la paura verso lo straniero e non era gradita a Frontex e alla Capitaneria di Porto. Mare Nostrum aveva dimostrato con i fatti l’importanza del coordinamento delle attività in mare delle varie “marine parallele” appartenenti ai diversi Ministeri, senza necessariamente rinunciare alle rispettive specificità.  

La percezione di una crescente minaccia di ISIS in quel momento in espansione in Libia e la necessità di proteggere le unità della Capitaneria dalla minaccia delle organizzazioni criminali imposero la continuazione della missione sotto altro nome. Nasceva Mare Sicuro, erede di Mare Nostrum che non è statat sostituita da TRITON che aveva altri compiti, concentarti sul controllo dei confini. Il racconto di Triton, operazione finanziata con fondi europei, in sostituzione di  Mare Nostrum era strumentale per dimostrare che avevamo costrettio l’Europa a non lasciarci soli. Cosa che in realtà avvenne molto tempo dopo con l’operazione Sophia (oggi quasi dimenticata).

Mare Sicuro  manteneva invariata la catena di comando (rivelatasi ottimale) e il numero di navi assegnate. Il compito primario era di proteggere le unità della Capitaneria, di prevenire attacchi alle piattaforme petrolifere dell’ENI, di evitare il sequestro di pescherecci italiani in acque internazionali e di sorvegliare le coste della Libia in chiave anti ISIS. Le Navi di Mare Sicuro, quando chiamate dall’MRCC (Maritime Coordination Center di Roma), intervenivano in SAR soprattutto nei casi d’indisponibilità di mezzi delle Capitanerie o di navi mercantili.

Occorre sotolineare che né Mare Nostrum, né Mare sicuro hanno agito come “pull factor” per il fenomeno dell’immigrazione. I migranti arrivavano autonomamente o venivano portati in Italia, prima, durante e dopo Mare Nostrum, su precise disposizioni della Capitaneria di Porto, perché considerata l’unica destinazione sicura per i naufraghi, essendo la situazione in Libia fuori controllo e Malta e la Tunisia indisponibili a ricevere i naufraghi.

L’impennata nella presenza delle navi delle ONG coincise con l’allontanamento del dispositivo di Mare Sicuro e la contestuale riduzione di presenza di navi in mare (abbassamento della percentuale di tempo in mare rispetto a quello in porto), avvenuto subito dopo il mio avvicendamento. Le conseguenze furono perniciose. Ci fu infatti un deciso incremento delle morti in mare e la riacquisizione della libertà d’azione dei trafficanti di esseri umani che non rischiavano più né il sequestro/distruzione dei loro barconi né l’arresto. Le ONG hanno finito per diventare un braccio operativo della Capitaneria di Porto che le coordinava nei soccorsi, dirigendole, di concerto con il Viminale, verso i porti italiani per il loro sbarco. Nel tempo le ONG si sono avvicinate alle coste libiche e alcune hanno probabilmente operato al loro interno, vicino alla costa. In queste condizioni distinguere fra operazioni di recupero di naufraghi in procinto di annegare e attività di trasbordo di migranti clandestini diventa molto difficile. E’ possibile che alcune ONG si sentissero giustificate dall’obiettivo di sottrarre il maggior numero di esseri umani alle sevizie dei campi di concentramento dei trafficanti, anche a scapito della lotta agli scafisti.

Quando ero al Comando di Mare Nostrum o Mare Sicuro le ONG in mare erano poche e le loro attività poco significative. La nostra presenza era comunque un deterrente efficace per comportamenti irresponsabili o illegali da parte di chiunque. Quando ero in servizio, avevo ricevuto pressioni da parte del CSMD per ridurre il numero di navi in Mare Sicuro. Avevo resistito. Non ritenevo tali pressioni giustificabili, in quanto il numero di navi era il minimo necessario per assolvere alla missione assegnata dal Governo, a cui corrispondeva peraltro un finanziamento dedicato, approvato da Parlamento. Il desiderio di utilizzare parte di tali fondi per altri scopi all’interno della Difesa non sarebbe stato legittimo e le conseguenze sotto il profilo operativo sarebbero state disastrose, come peraltro si è potuto constatare quando, una volta avvicendato, la nostra presenza navale è stata ridotta/allontanata, aprendo la via alla proliferazione delle ONG nelle acque costiere libiche.

Per questo risposi “signornò”.

Oggi vedo con soddisfazione che il Governo ha disposto il ricorso a Mare Sicuro per riportare l’ordine nelle acque costiere libiche, autorizzando le nostre unità a intervenire anche nelle acque territoriali libiche. Non si tratta di un blocco navale, è bene chiarirlo. Le nostre Navi agiranno per ripristinare la sovranità libica e per contrastare più efficacemente le organizzazioni criminali, proteggendo le motovedette libiche dagli attacchi dei trafficanti di eseri umani.  Per il momento siamo nella prima fase, che mira a rimettere in efficienza le motovedette della guardia costiera libica. A tale scopo abbiamo inviato nel porto di Tripoli, un piccolo moto-trasporto costiero (MTC Tremiti) attrezzato come officina, con il compito di fornire assistenza tecnica e logistica. In sintesi si tratta della stessa attività svolta a Tripoli dalla Marina, sempre dal Tremiti, nel 2010. 

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Da Mare Nostrum ad oggi