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Sea Shepherd Story

Sono particolarmente fiero di essere entrato in modo stabile in Sea Sheperd, un'organizzazione internazionale che sta coinvolgendo centinaia di attivisti per difendere in modo molto concreto gli ecosistemi marini minacciati in particolare dalla pesca di frodo.

Fu fondata nel 1977 da Paul Watson, uno dei creatori di Greenpeace. “Se gli oceani muoiono, moriamo anche noi”, una delle sue frasi che racchiudono lo spirito con cui ha dato vita a questa realtà. La sua crescita è stata inarrestabile fino a diventare un movimento globale con gruppi indipendenti stabiliti in oltre 20 paesi. Con una grande differenza rispetto ad altre famose associazioni ambientaliste che si limitano a fare denunce o semplici proclami. Come ha spiegato Andrea Morello, presidente di Sea Sheperd Italia Onlus, le azioni intraprese sono in alcuni casi al limite del diritto ma in tanti altri hanno rappresentato l'unico baluardo in difesa di moratorie e convenzioni internazionali.

Le navi di Sea Sheperd ad esempio ostacolano l'attività illegale delle baleniere che si dirigono in acque internazionali come quelle dell'Oceano Antartico, attenendosi a quanto previsto dalla Carta Internazionale Onu dei diritti della natura che prevede l'obbligo di intervento di fronte al pericolo reale di sopravvivenza di una specie intera.

L'idea iniziale di Sea Sheperd era quella di fare qualunque cosa pur di impedire l'uccisione di foche e balene, cacciate in modo indiscriminato soprattutto in Canada, Giappone e Norvegia. Così, tra il 1979 ed il 1998, Sea Sheperd ha affondato o sabotato 10 baleniere, con azioni mirate nei pressi dei porti che non hanno messo a rischio i vari equipaggi.

Oggi la sua azione è concentrata a tutto campo per la difesa dell'intero ecosistema marino. Il primo grande intervento della storia di Sea Sheperd avvenne in Canada dove ogni anno venivano trucidati i cuccioli di foca per ricavarne delle pellicce. L'organizzazione intervenne in un modo che suscitò un certo scalpore: le pellicce furono sporcate rendendole non più appetibili commercialmente. Un altro intervento massiccio venne messo in atto contro la baleniera Sierra responsabile della distruzione delle balene nei Caraibi: la nave venne speronata in Portogallo. La stessa fine nel corso del tempo venne fatta fare ad altre baleniere illegali. Anche i pescherecci possono rappresentare un bel pericolo per l'ecosistema marino. Nel 1993 la nave Sea Sheperd II  riuscì a bloccare un peschereccio di Taiwan in movimento sulle acque di Trinidad e Tobago, denunciando anche la dilagante corruzione di alcuni politici che in cambio di soldi permettevano la pesca illegale.

In questo momento Sea Sheperd si occupa anche della difesa di delfini e tonni, in particolare le specie minacciate sull'isola giapponese di Iki. La flotta oggi è composta da nove navi impegnate in tutti i mari del mondo, dove anche attività considerate normali nascondono spesso invece serie minacce per l'ecosistema marino. Nelle isole Fær Øer della Danimarca ad esempio la caccia a delfini e globicefali in teoria necessaria per la sopravvivenza della popolazione è stata trasformata in una grande attrazione per i turisti. L'organizzazione dal 2000 lotta anche contro il taglio della pinna dorsale degli squali per ricavarne una zuppa, di cui vanno ghiotti nel mondo orientale e che a torto ritengono abbia poteri afrodisiaci e aumenti la potenza sessuale maschile. Una pratica molto crudele contrastata dalla nave Sirenian che fa un utilissimo lavoro di pattugliamento nelle isole Galapagos famose per la presenza di specie antichissime minacciate da attività di frodo. La presenza di nave Sirenian e dei volontari che ne compongono l’equipaggio (ecocorsari che non si voltano dall’altra parte) è un potente deterrente. L'attività illegale in quelle acque è infatti notevolmente diminuita.

Sea Sheperd lavora anche in Italia ad esempio con la nave Brigitte Bardot, ospitando gli scienziati dell'Università di Pisa impegnati nello studio delle microplastiche. È stato inoltre ospitato anche il Centro internazionale di monitoraggio ambientale per il fotoavvistamento dei cetacei nel Mediterraneo. Ed è in Mediterraneo che dobbiamo a mio avviso risvegliare le coscienze dei governanti dei paesi rivieraschi, incluso il nostro.

Da troppo tempo l’ambiente è uscito dall’agenda della politica italiana, vissuto a torto come impedimento allo sviluppo economico, deve ritrovare la sua centralità, non in chiave localistica, ma di Macro regione Mediterranea. L’orizzonte non sono le elezioni politiche di Aprile ma i prossimi decenni e le generazioni che ci seguiranno.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

Sea Shepherd Story