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Demolizione navi - Inquinamento e morte

Come vengono demolite le grandi navi?

La risposta non è per niente incoraggiante: il modo in cui ci si sbarazza delle grandi imbarcazioni è fonte purtroppo di tragedie umane e ambientali.  Secondo gli ultimi dati diffusi dall'organizzazione non governativa Shipbreaking Platform, nel 2017 ben 835 navi commerciali oceaniche di grandi dimensioni sono state cedute ai cantieri di demolizione. Ed il problema sta tutto nel modo in cui viene eseguito il loro smantellamento.

Ben il 65% di queste navi sono state infatti demolite a mano sulle spiagge di Pakistan, India e Bangladesh: stiamo parlando di circa l'80,3% di tutte le navi demolite nel mondo. Operazioni in cui spesso si verificano fuoriuscite tossiche di vari inquinanti dispersi nelle spiagge a causa della rottura delle navi, andando a impattare pesantemente negli ecosistemi e nelle comunità locali che ospitano questo genere di operazioni. Senza dimenticare l'impatto umano. Ad eseguire queste demolizioni infatti quasi sempre troviamo migranti sfruttati se non addirittura bambini. I casi di infortuni ed incidenti anche gravi dovuti a condizioni di lavoro non sicure, cadute di lamiere d'acciaio o incendi sono purtroppo all'ordine del giorno e non mancano casi di morti bianche. A questo bisogna aggiungere gli effetti non visibili nell'immediatezza, dovute all'insorgere futuro di malattie causate dall'esposizione a fumi tossici o ad altre esalazioni inquinanti.

Nel 2017 ben 10 lavoratori hanno perso la vita nei cantieri navali sulla spiaggia di Gadani, in Pakistan. L'ong ha documentato lo scorso anno 15 morti e 22 feriti gravi anche nei cantieri del Bangladesh. Alle organizzazioni non governative internazionali e locali è stato negato l'accesso ai cantieri navali indiani ma nel 2017  Shipbreaking Platform ha ricevuto notizie certe di almeno otto incidenti mortali ad Alang. 

Purtroppo ad originare questo ignobile mercato delle demolizioni delle grandi navi commerciali è proprio l'occidente. Come era già accaduto nel 2016 anche nel 2017 ci sono Germania e Grecia in cima alla lista nera dei paesi demolitori. Tra i proprietari di navi tedesche figurano fondi e banche: si calcola che i tedeschi abbiano portato sulle spiagge dell'Asia meridionale 50 navi su un totale di 53 imbarcazioni vendute per la loro demolizione. Un fenomeno che si fa fatica a controllare ed in decisa crescita. Basti pensare che nell'ultimo anno l'attività nel settore delle demolizioni delle navi è raddoppiata. Il dato delle petroliere la dice lunga: 86 unità smantellate per un totale di 9,78 milioni di tonnellate. Sono state cedute in particolare quelle petroliere più vecchie che non riescono più ad essere competitive sul mercato.  In teoria esisterebbe una normativa in grado di regolamentare le operazioni di demolizione sotto la guida dell'International Maritime Organization: c'è anche un accordo mondiale firmato a Singapore che ha imposto nuove regole per la demolizione delle navi. Il limite, come sempre, è l'adozione singola da parte degli stati firmatari e fino a questo momento non si è registrata una grande frenesia nell'introdurre questi nuovi criteri.

L'Europa ha adottato un'apposita direttiva sullo smantellamento delle navi con l'Italia che ha approvato il decreto attuativo ma per la mancata firma dei ministri competenti in un documento, il nostro paese non è ancora inserito nell'elenco dei demolitori navali europei.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Demolizione navi - Inquinamento e morte