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Il nucleare, ago della bilancia in un possibile conflitto israeliano - iraniano

Trump ha deciso di recedere dagli accordi firmati dall’Amministrazione Obama con l’Iran sul nucleare, in una mossa molto probabilmente concordata con Israele e coordinata temporalmente con le dichiarazioni in diretta nazionale del capo del governo di Tel Aviv che ha accusato senza mezzi termini l'Iran di aver mentito sulla propria attività di arricchimento dell'uranio, indicando a supporto delle proprie dichiarazioni 55mila pagine e altrettanti files su 183 CD, per un totale di mezza tonnellata di materiale di cui è entrata in possesso l'intelligence israeliana. Prove schiaccianti che, secondo il governo israeliano, confermerebbero che l'Iran progetta di dotarsi di almeno cinque ordigni nucleari analoghi a quelli di Hiroshima. "Iran lied (trad. l’Iran ha mentito)” ha tuonato Netanyahu mentre sullo schermo della conferenza tv in diretta nazionale scorrevano slide con grafici e numeri. Citando i documenti segreti trafugati all’Iran dalle forze speciali israeliane, Netanyahu ha mostrato così le sue «prove nuove e conclusive» con cui punta non solo a convincere il presidente americano Donald Trump ad uscire dall’accordo sul nucleare iraniano, ma a vincere la riluttanza di chi, come i paesi europei, continuano a difenderne la sopravvivenza.

Gli Stati Uniti hanno garantito l'autenticità dell'archivio segreto ottenuto da Israele annunciando che i nuovi documenti verranno mostrati quanto prima all'agenzia Onu per l'energia atomica e ad altri Paesi. La comunità internazionale ha reagito invece con scetticismo, parlando di informazioni già note e risalenti al periodo precedente la firma dell'accordo con Teheran nel 2015. In particolare vengono citate informazioni pressoché identiche a quelle già fornite nel “Key Judgment” del 2007 da parte della National Intelligence Estimate statunitense e successivamente in un report della stessa AIEA del 2011, intitolato “Possible Military Dimensions to Iran's Nuclear Programme”. Documenti tutti già noti, dunque, al momento dell'accordo sul nucleare firmato 3 anni fa dall'allora presidente Usa, Obama. Secondo gli osservatori internazionali, non ci sono dubbi che Teheran abbia mentito in passato sulla propria attività di arricchimento dell'uranio a scopi militari. L'autenticità delle carte mostrate dal premier israeliano non è messa in dubbio. Il punto, ora, è capire se il piano militare sia proseguito negli ultimi due anni e mezzo. Insomma, posto che i documenti indicati da Netanyahu siano "vecchi", l'Iran sta mentendo ancora?

Il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), noto anche come accordo sul nucleare iraniano, vale la pena ricordarlo, nasce dopo due anni di negoziati tra l’Iran ed il gruppo 5+1 ,ovvero i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti) più la Germania, oltre all’Unione europea. L’obiettivo primario dell’accordo era di impedire all’Iran di sviluppare una tecnologia tale da permettergli di costruire ordigni atomici, ma nel contempo consentirgli di proseguire il programma volto alla produzione di energia nucleare ad usi civili. In base all’intesa, e senza citare qui ogni singolo punto dell’accordo, l’Iran ha così accettato di eliminare le sue riserve di uranio a medio arricchimento e di tagliare del 98% quelle di uranio a basso arricchimento; si è inoltre impegnata a ridurre di oltre due terzi le sue centrifughe a gas per tredici anni con attività di arricchimento dell'uranio, così come quelle di ricerca, limitate ad un singolo impianto, quello di Natanz. Dal 2015 a oggi gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) hanno certificato 10 volte l’adesione da parte dell’Iran agli impegni assunti nel Jcpoa attraverso la verifica a tutti gli impianti nucleari iraniani concordati nel trattato, per l’ispezione di altri siti i controllori devono invece richiede ed ottenere un permesso speciale da Teheran.

Quello che era stato definito un “accordo storico” per rendere il mondo più sicuro da parte del presidente americano Barack Obama, è definito invece “il peggior accordo internazionale mai firmato dagli Stati Uniti” secondo il presidente Trump. Da tempo Trump sostiene che l’Iran stia conducendo clandestinamente attività proibite in altri siti (non meglio precisati) che non sono inclusi nell’accordo sul nucleare e quindi sono sottratti ai controlli del team dell’Aiea, richiede quindi che vengano rimosse le limitazioni temporali e geografiche alle ispezioni di qualsiasi sito nucleare, anche militare, iraniano.

L'Iran si sente forte del sostegno della Russia che ha basato la sua presa sulla Siria e lo sbocco sul Mediterraneo sul supporto ad Assad delle Guardie Rivoluzionarie guidate in persona da Qassem Suleimani, stratega dell'imperialismo iraniano e probabilmente davanti alla decisione USA e all’atteggiamento di Israele il partito della bomba atomica in Iran troverà nuovo impulso. Israele da parte sua, essendo già potenza nucleare, vuole regolare i conti con l’Iran finché gli Ayatollah non dispongono di armamento nucleare. L’obiettivo di limitare la sua area di influenza alla regione del Golfo Persico espellendoli dalla Siria anche con la forza non sarebbe perseguibile con la stessa determinazione qualora Theran disponesse di armi atomiche. L’esempio della Libia è un memento esemplare. La “bomba” è sempre più percepita come la migliore assicurazione sulla vita per tutti i regimi sgraditi agli USA per preservare la propria indipendenza e rilevanza. Nel frattempo ancora una volta l’Europa dimostra la propria irrilevanza sulle grandi questioni internazionali e la propria incapacità di influire sulla politica estera USA.

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi

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