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Grecia ed Emirati Arabi Uniti, insieme contro la Turchia?

Torno a parlare degli equilibri nel Mediterraneo orientale, e in particolare gli ultimi avvenimenti inerenti ai delicati rapporti Grecia-Turchia, visto che proprio qualche settimana fa si è svolto l’incontro tra lo sceicco Mohamed bin Zayed Al Nahyan, principe ereditario di Abu Dhabi e vice comandante supremo delle forze armate degli Emirati Arabi Uniti, e il Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis. Al centro della discussione la relazione tra Emirati Arabi Uniti e Grecia, ma anche quali strategie intraprendere per consolidare e sviluppare gli interessi comuni e dirimere le questioni regionali e internazionali di reciproco interesse, arrivando così a confrontarsi lungamente sulla situazione che riguarda il Mediterraneo orientale [1].

Con un tweet [2] Mitsotakis ha annunciato gli accordi di partenariato strategico, politica estera e cooperazione militare tra Grecia ed EAU, ma nessuno dei due Stati ha rilasciato dettagli sul contenuto di questi accordi. Secondo quanto riportato dal giornale emiratino al-Monitor [3] i due leader hanno discusso anche delle provocazioni turche nelle acque territoriali greche. Già durante l’estate, del resto, in seguito alla presenza della Oruc Reis, battente bandiera turca, nelle vicinanze dell’isola di Kastellorizo e in seguito all’accordo quadro di cooperazione tra Turchia, Qatar e Libia (Tripolitania), gli EAU avevano invece risposto prendendo parte al fronte filoellenico con l’invio presso la base di Suda (Creta) di quattro F-16. Quella che Turchia definì “un’alleanza del male”.

Come dice bene Lorenzo Noto nell’ultimo numero di Limes «il punto è geopolitico. Se per Ankara ridiscutere il trattato di Losanna serve a garantirle maggiore manovra sull’asse Libia-Cipro-Suez-Siria, per Atene è incubo inconcepibile perché rischia di affossarne la rendita strategica, con la sottrazione di aree fondamentali al contenimento dell’esuberante vicino. Da qui il continuo richiamo ellenico agli alleati sventolando il drappo del diritto internazionale, la promozione di formule di cooperazione allargata agli avversari di Ankara (Francia, Egitto ed Emirati), la frenetica diplomazia bilaterale del governo Mitsotakis per risolvere questioni in stallo da anni» [4] come quella dell’estensione delle acque territoriali ioniche da 6 a 12 miglia.

Quello che, in definitiva, sta provando a fare Atene è applicare il principio più vecchio del mondo secondo cui il nemico del mio nemico è mio amico. E gli Emirati Arabi Uniti, visti gli ultimi accordi per la normalizzazione dei rapporti con Israele e vista la loro posizione contraria nei confronti di Fratellanza Musulmana, atteggiamento espansionistico turco e posizioni panislamiste, risultano come il partner perfetto per costruire delle relazioni di amicizia in Medio Oriente, ma di stampo euro-atlantico.

La Grecia, dunque, che sta cambiando prospettiva in un’ottica sempre più strettamente legata alle questioni del Mediterraneo, ha deciso anche di investire pesantemente dal punto di vista militare, visto il passaggio di ben tre gasdotti (Tap, Tanap ed Eastmed) e quel che è emerso dal dossier energetico. Per fare ciò si è rivolta agli Stati Uniti e quella che fino a qualche settimana fa sembrava soltanto una voce di corridoio, pare essere stata confermata, come si legge su Formiche.net, ossia l’invio il 16 novembre scorso di una lettera ufficiale diretta a Washington, nella quale la Grecia richiederebbe uno «squadrone di F-35, il caccia di quinta generazione» per ottenere «un cambio di passo negli equilibri mediterranei. Gli aerei si sommeranno ai 18 Rafale già ordinati dalla Francia […]. La geopolitica che sta mutando esigenze ed equilibri nel Mediterraneo orientale ha giocato un ruolo decisivo: l’iper invasività turca nel dossier energetico ha spinto Atene a riconsiderare propri investimenti nel settore Difesa, dopo aver saldato vecchie e nuove alleanze con Usa, Francia, Israele, Cipro ed Egitto. Alla luce di questo quadro appare chiaro che il combinato disposto dei Rafale e degli F-35 farebbe fare alla Grecia un significativo salto in avanti rispetto ai concorrenti nella macroregione in questione»[5].

Come mai la Grecia si è decisa a sollecitare attivamente gli Stati Uniti? Poiché ha ritenuto opportuno smuovere quelle che nell’ultimo anno si era configurato come un atteggiamento molto cauto e attendista. Washington infatti ha, da un lato, tentato di evitare lo scontro con Ankara cercando di arruolarla nel fronte antirusso, cercando contemporaneamente di impedire che essa potesse ascendere incontrollatamente nel Mediterraneo (cosa che tra l’altro ha già iniziato a fare); e dall’altro, ha tentato di mantenere intatti i rapporti con la Grecia che è un partner molto importante, detentrice di uno scalo strategico come Salonicco che insieme all’isola di Creta sono i punti nevralgici di controllo delle acque del Mediterraneo verso l’Oriente da monitorare in funzione antiturca e antirussa.

È evidente come, quello tra Grecia e Turchia, sia uno scontro di enorme profondità. Senza contare che la Turchia, che nell’immediato si interessa così tanto alle acque territoriali, alle risorse naturali, alle isole del Dodecanneso e a Cipro, sul lungo termine vorrà ampliare la sua penetrazione e spostare il suo orizzonte di influenza fino al Canale di Suez, per accedere, tramite il Corno D’Africa, che abbiamo visto essere recentemente in un equilibrio davvero precario, all’Oceano Indiano.

In un tale intricato coacervo d’interessi, ad essere sempre più defilata è la posizione italiana, con il rischio che questa nostra equidistanza da Grecia e Turchia possa rendere sempre più franco-turco lo scontro, sebbene invece l’Italia (in particolare per quanto riguarda le questioni gasiere essendo tra i fondatori del Forum del Gas) abbia grossi interessi in ballo, anche se dal nostro atteggiamento non sembrerebbe così. Non vorrei che, alla lunga, posizioni tanto tiepide ci portino a essere inessenziali nelle cruciali scelte del Mediterraneo.

Ammiraglio (a) Giuseppe De Giorgi

 

[1] https://www.wam.ae/it/details/1395302887950

[2] https://twitter.com/GreeceMFA/status/1329049971178557444

[3] https://www.al-monitor.com/pulse/originals/2020/11/greece-prime-minister-uae-emirates-mbz-turkey-mediterranean.html

[4] Lorenzo Noto, Tra Grecia e Turchia Roma sceglie di non scegliere, in Limes (10/2020) «L’Italia è il mare», p. 218.

[5] https://formiche.net/2020/11/atene-washington-grecia-f-35/

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Grecia ed Emirati Arabi Uniti, insieme contro la Turchia?