Italia-Egitto: caso Regeni e vendita delle FREMM
In un’Ansa del 21 gennaio si legge: «La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro appartenenti ai servizi segreti egiziani accusati del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio Regeni […]. Per il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif le accuse variano dal sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate»[1].
Fino ad ora il governo egiziano non ha collaborato, anzi ha dato la netta impressione di voler depistare le indagini coprendo i responsabili. Il problema è che l’Egitto non teme alcuna ritorsione da parte nostra. A ragione, vista la firma risalente appena allo scorso agosto con la quale l’Egitto ha ufficialmente siglato un accordo con l’Italia per la cessione di due fregate Fremm di Fincantieri già costruite e nell’imminenza di essere consegnate alla Marina Militare Italiana. La prima è stata trasferita alla Marina Egiziana alla “chetichella”, il 23 dicembre 2020, nel silenzio generale, con una cerimonia in sordina, senza pubblicità; nemmeno un comunicato stampa da parte del gruppo cantieristico di Trieste. Assenti autorità governative, solitamente in prima fila in eventi simili. La stessa notizia dell’avvenimento è quasi passata sotto silenzio, se non vi fosse stata un’indignata nota di Rete Italiana Pace e Disarmo[2]. Solo in un secondo momento, ripresa su altri media. Insomma, in barba alla difesa dei diritti umani nel mondo e a prescindere dall’umiliante atteggiamento dell’Egitto nei confronti del nostro Paese, Fincantieri ha consegnato all’equipaggio egiziano la FREMM “Spartaco Schergat” (ora ribattezzata “Al-Galala”).
In molti autorevoli personaggi invocano la ragion di Stato, gli interessi economici, per giustificare la passività italiana nella tragica vicenda Regeni. L’Egitto compra ingenti quantità di armamenti ed evidentemente il nostro governo non intende perdere commesse, ma la debolezza e la cedevolezza in politica estera per compiacere questo o quel gruppo industriale non sono mai buoni consiglieri in una visione di lungo periodo, soprattutto quando si ha che fare con regimi autoritari.
E’ quindi tempo di battere un colpo, dare un segnale di esistenza in vita da parte dell’Italia, affinché l’Egitto prenda atto di avere a che fare con una Nazione e non con una marmellata di interessi mercantili da giocare uno contro l’altro. Sarebbe il tempo di adottare una linea di ampio respiro nella nostra politica estera, anche riaffermando alcuni valori fondamentali su cui si dovrebbe basare ogni democrazia. La difesa dei diritti fondamentali dell’uomo è uno di questi. Ciò che è stato fatto al povero Regeni dovrebbe essere considerato insopportabile, così come dovrebbe essere inaccettabile la mancata collaborazione delle Autorità egiziane dopo il crudele delitto subito dal nostro connazionale. Uno dei passi da compiere, visto che la prima Fregata è stata – come detto – già consegnata, potrebbe essere quello di non cedere la seconda FREMM (la “Emilio Bianchi”, in consegna secondo le stime di Fincantieri in primavera). D’altra parte, sarebbe assai incoerente chiedere all’Europa di imporre sanzioni all’Egitto, come sembrerebbe indicare il Presidente della Camera Fico e contemporaneamente continuare a vendergli armi, come se niente fosse accaduto. A meno che, come troppo spesso accade, chiedere l’intervento dell’Europa sia un modo come un altro di “buttare la palla in tribuna” per distrarre l’opinione pubblica dall’inazione governativa.
Senza contare che le due fregate […] dovevano essere consegnate alla Marina italiana, come ha ricostruito ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in audizione alla Commissione Regeni lo scorso luglio[3]. La Marina Militare Italiana ha sempre meno mezzi, mentre il Mediterraneo è sempre più instabile. Indebolire ulteriormente la capacità marittima nazionale è di per sé un errore grave per una Nazione il cui destino marittimo dovrebbe essere evidente a tutti. E’ appena il caso poi di ricordare che l’Egitto sostiene il Generale Haftar che combatte contro il Governo di Al Serraji sostenuto dall’ONU e almeno formalmente dall’Italia. Potenziare le forze armate egiziane in questo momento non sembrerebbe quindi un’iniziativa così saggia. Ma la cessione delle due FREMM è controproducente anche sotto il profilo economico. L’operazione è infatti finanziata per una parte significativa con risorse italiane, prelevate da Cassa Depositi e Prestiti.
Inoltre, nel medio/lungo termine non porterà benefici per i livelli occupazionali in Italia, visto che la predetta cessione si inquadra in un accordo più ampio che prevede la realizzazione di altre navi militari da parte di Fincantieri, ma in cantieri egiziani. Continuerebbe così la delocalizzazione di attività industriali importanti all’estero, a scapito degli stabilimenti di lavoro in Italia. Un vantaggio per Fincantieri, considerato che il costo del lavoro della manodopera egiziana è senz’altro inferiore a quello delle maestranze italiane, ma svantaggioso per l’occupazione e in ultima analisi per il PIL nazionale. Alla fine dei conti non sembra un affare così vantaggioso, oltre a risultare contraddittorio sotto il profilo dell’interesse nazionale. Complimenti.
Ammiraglio (a) Giuseppe De Giorgi
[3] https://www.startmag.it/smartcity/fincantieri-consegna-in-sordina-fregata-fremm-egitto/