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Storia di ordinario spionaggio

L’arresto in flagranza di reato, il 30 Marzo del capitano di fregata Walter Biot, mentre passava a un agente russo informazioni “classificate” in cambio di danaro, riporta all’attenzione dell’opinione pubblica con grande e ritengo intenzionale clamore un caso di spionaggio a favore di una potenza straniera. Non conosco l’estensione delle compromissioni causate in termini di violazione del segreto in particolare per quanto riguarda la sensibilità delle informazioni cedute ai russi. Viste le cifre in gioco non credo che il danno “tecnico” sia grave, mentre lo è in termine di immagine per l’Italia e per la Difesa, anche se è bene ricordarlo il problema dell’infedeltà da parte di personale militare si è registrato nella maggioranza delle nazioni, sia del blocco occidentale sia di quello orientale (tanto per utilizzare terminologie della “guerra fredda”).

Tolta la motivazione ideologica, i servizi di spionaggio agganciano le loro “vittime” di massima sfruttando le loro vulnerabilità materiali e morali, debiti e relazioni sentimentali clandestine e improprie, spesso con agenti segreti specializzati in materia. Le prime richieste riguardano informazioni apparentemente innocenti, come elenchi telefonici degli Stati Maggiori, banali ordini di servizio, vecchi telegrammi di operazioni finite da tempo, etc.. Alla vittima di turno sembra un gioco senza rischi, ottenere soldi per così poco. Ma è la consegna in sé di documenti di servizio a un agente straniero a essere compromettente per la “vittima” in caso di scoperta. Spesso l’agente straniero (il cosiddetto “handler”) dirà di essere costretto dai suoi superiori a chiedere di più, di essere a sua volta in grave difficoltà, la sua famiglia in pericolo etc.. Prometterà che sarà l’ultima volta e si mostrerà generoso, fornendo premi in denaro e utilità varie. Il “traditore”, che spesso non si sente tale perché convinto di governare il rapporto, sale così su in piano inclinato cosparso di olio. Scivolerà sempre più in basso, anche se per qualche tempo gli andrà bene. I soldi arrivano e un po’ di bella vita pure. Il “traditore”, pensa di non causare un vero danno al proprio Paese perché si consola dicendosi che non siamo in guerra, che tanto si tratta di informazioni poco importanti etc.. Talvolta alla spinta a tradire contribuisce la rabbia per mancati riconoscimenti, per essere stato scavalcato in carriera etc.., ma ballare con le spie è come essere abbracciati da un pitone, ad ogni respiro la morsa si stringe un poco di più, fino alla fine. L’epilogo di queste vicende è quasi sempre disastroso. Il disonore e spesso la galera.

Il caso del CF Biot nonostante il grande clamore mediatico non dovrebbe fare scalpore più di tanto. Si tratta di una storia di ordinario spionaggio, interrotta dall’intervento del controspionaggio italiano quando l’Autorità preposta lo ha ritenuto necessario. E tuttavia potrebbe essere l’occasione per un riesame dell’organizzazione deputata al rilascio del “nulla osta di sicurezza” che nel caso in esame ha rilasciato la certificazione necessaria al CF Biot per essere impiegato nel suo incarico allo Stato Maggiore della Difesa e prima nello staff della Ministra Pinotti. Più in generale andrebbe rivalutata l’efficacia e funzionalità dell’attuale organizzazione di sicurezza delle Forze Armate. L’accentramento dell’attività svolta dai SIOS (servizi informazione operative di sicurezza) di Forza Armata a livello Stato Maggiore della Difesa, adottata una decina di anni or sono, ha comportato la perdita di capacità specialistica, generando un collo di bottiglia con inevitabili isteresi e disaccoppiamento con le Forze Armate stesse. I SIOS di F.A. erano invece molto importanti, non solo per la tempestiva analisi della minaccia e per la valorizzazione in tempo reale delle informazioni ma erano anche uno strumento estremamente efficace per la tutela del segreto militare. Pur mantenendo un forte coordinamento a livello centrale sarebbe il momento di riportare in vita il SIOS se vogliamo essere non solo reattivi ma per battere l’avversario nel suo stesso gioco.

Ammiraglio (a) Giuseppe De Giorgi

Ammiraglio Giuseppe De Giorgi - Storia di ordinario spionaggio