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La storia si ripete, ma l’essere umano non impara

Oggi voglio condividere con voi una riflessione, scaturita dalle notizie degli ultimi giorni e impossibile da
frenare. È, infatti, di sabato 26 novembre l’annuncio della catastrofe d’Ischia, una frana che ha raso al suolo
un comune intero. Ad oggi, ancora si cercano dispersi e io non posso che riflettere sui disastri, sempre più
frequenti, del cambiamento climatico.
Non possiamo sapere se, tra le cause della disgrazia, vi sia l’abusivismo delle costruzioni, ma l’unica
certezza è la violenza della natura, sempre più frequente e impetuosa. Così, come nell’evento che si è
trasformato in un incubo per gli abitanti del comune di Casamicciola Terme.
Nel 2019 fu lo stesso per Venezia: l’alluvione alzò il livello delle acque a 187 cm, tenendo tutto il mondo con
il fiato sospeso. Era solo l’inizio; un avvertimento per farci comprendere che, evento dopo evento, “giocare
con il fuoco” non è mai sicuro e che dovremmo prenderci più cura della natura e del Pianeta. Ciò che non
avevamo capito era che la storia, già allora, si stava ripetendo, facendo il bis alla catastrofe del 1966.
Quest’anno, il 22 novembre, c’è stata la nuova resa dei conti. Per fortuna, abbiamo vinto il confronto e la
grandissima opera ingegneristica del M.O.S.E., cioè un sistema di dighe mobili ancora in fase di
costruzione, ha funzionato.
Eccoci, quindi, 3 anni dopo - con dei tempi di ritorno bassissimi - a dover far fronte, giorno dopo giorno, agli
effetti dei cambiamenti climatici, tenendo il passo con la loro accelerazione progressiva. Insistendo con la
ciclica filastrocca del “quest’anno è l’anno più caldo della storia”, ancora indecisi sulle azioni da compiere per
cambiare le cose.
È giunta l’ora di svoltare: questi eventi devono essere un monito per prendere atto delle esigenze della
natura. È necessario comprendere quali siano gli interventi da realizzare per salvaguardare le nostre vite, le
nostre terre e i nostri mari dagli eventi climatici avversi, conseguenza dei danni che noi, esseri umani,
abbiamo provocato. Il passo successivo resta poi la presa di posizione per accelerare la transizione
energetica, avvalerci della sostenibilità, trovare le soluzioni più giuste e, prima che sia troppo tardi, salvare il
Pianeta.